Le proposte per una gestione efficace ed innovativa dei rifiuti inerti da terremoto

Dopo oltre un anno dal sisma che ha colpito il Centro Italia è rimosso meno nel 20 per cento delle macerie. Le macerie degli eventi sismici che si sono succeduti dall’agosto 2016, la cui gestione è a carico delle Istituzioni pubbliche, sono state stimate in circa 2.650.000 tonnellate, concentrate soprattutto nel Lazio e nelle Marche. A questi numeri vanno aggiunte le attività di demolizione e ricostruzione a cura dei privati che produrranno una quantità di macerie ben superiore.

La produzione di grandi quantità di rifiuti è uno degli effetti collaterali dei terremoti e anche in questo caso le complicazioni non mancano: i rifiuti non possono essere riciclati senza una preventiva separazione dei flussi più importanti dalla massa principale. Procedure di emergenza, difficoltà logistiche e la necessità di operare in tempi brevi portano solitamente ad una gestione scorretta dei diversi tipi di rifiuti e a percentuali di riciclaggio estremamente basse.

Della “Gestione dei dei rifiuti da terremoto” si è discusso oggi a Ecomondo, la ventunesima fiera internazionale del recupero di materia ed energia e dello sviluppo sostenibile in corso a Rimini, nel corso di un seminario a cura di Anpar, Legambiente e Comitato Tecnico Scientifico Ecomondo.

Le macerie da terremoto dovrebbero essere trattate in loco per ridurre i costi di trasporto e per creare opportunità di lavoro che permettano di mantenere lo stesso livello di occupazione pre-evento. Spesso però la logistica non consente soluzioni efficaci. Nel corso del seminario saranno sono state affrontate questioni amministrative e tecniche per fornire linee guida sulla gestione delle macerie da terremoto.

Legambiente, che ha promosso insieme a Fillea Cgil un Osservatorio nazionale per una ricostruzione di qualità, chiede da tempo di velocizzare le procedure di recupero delle macerie nelle zone del sisma e individuare altre zone dove poter trattare gli inerti riutilizzabili per la ricostruzione.

I tragici eventi sismici che hanno colpito tra il 2016 e il 2017 il Centro Italia devono rappresentare, anche per la gestione delle macerie, un’occasione per consolidare e sperimentare innovazioni nel sistema produttivo, per consumare meno materia ed energia e chiudere quanto più possibile il ciclo di vita dei materiali. Nella gestione delle macerie, superando difficoltà e resistenze, dobbiamo puntare a realizzare un’efficace e innovativa filiera del recupero e del riutilizzo degli inerti derivanti da costruzioni e demolizioni.

Salvaguardare il suolo e il paesaggio, usando il meno possibile le discariche per lo smaltimento e gli inerti naturali per la ricostruzione, è un obiettivo che se perseguito con determinazione può dare vita a una nuova e qualificata filiera industriale, creare nuova occupazione, rilanciare l’economia locale, spingere la ricerca pubblica e privata sui nuovi materiali.

Dalla gestione delle macerie nelle aree del cratere, per una serie di condizioni “favorevoli”, si possono ricavare buone pratiche, modelli di filiere specializzate utili per tutto il Paese. L’edilizia è il settore che produce maggiori rifiuti speciali e utilizza il 50% dei materiali naturali estratti. Si può e si deve introdurre innovazione per diminuire l’impatto sulle risorse naturali e contrastare l’abbandono abusivo nelle aree periferiche dei centri urbani, diffuso in tante zone del paese.

Complessivamente, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Osservatorio, rimangono da rimuovere oltre 2.400.000 tonnellate derivanti per la stragrande maggioranza dalle attività di demolizione parziale e totale dei fabbricati che permetteranno di ridimensionare le zone rosse. Sono macerie derivanti da edifici pubblici e da edifici privati pericolanti, la cui rimozione è propedeutica all’avvio della ricostruzione materiale e della rinascita delle comunità colpite. Aspettano di esserne liberati oltre 60 Comuni, con le loro numerose frazioni. Ma a fronte di questi numeri persino la scadenza prevista al 31 dicembre 2018 difficilmente potrà essere rispettata.

Marche e Lazio sono le zone più colpite. La Regione Lazio stima una quantità di macerie pari a 1.280.000 tonnellate, concentrate nei territori dei Comuni di Amatrice e Accumoli. A fine luglio quelle raccolte erano circa 100.000 tonnellate, pari al 7,77%.