Soprannominata la “Regina degli Appennini”, nel 2009 L’Aquila aveva 72.988 residenti ma arrivava a contare una presenza giornaliera sul territorio di quasi 100.000 persone per studio, attività terziarie, lavoro e turismo. La vita girava intorno al centro storico, ogni mattina a Piazza Duomo si svolgeva il mercato, nei vicoli del centro erano collocati gli uffici pubblici, alcune scuole e diverse sedi universitarie.
Poi il 6 aprile 2009, alle 3.32 tutto è cambiato, dopo diversi mesi di scosse localizzate e percepite in tutta la zona dell’aquilano, L’Aquila è stata colpita da un terremoto di magnitudo 6.3 Mw, che ha portato la morte di 309 persone e danni ingenti.
I bambini nati nel 2009 vivono oggi in una città estranea ai loro genitori e molti di quelli che avevano 13-14 anni all’epoca si sono trasferiti appena dopo il sisma. Difficile essere ragazzi in una città che sembra tutta una brutta periferia. Il centro cittadino è pressoché abbandonato e la maggior parte delle attività commerciali che hanno avuto la forza economica di riaprire sono concentrate in impersonali centri commerciali.
Le 19 News Town realizzate in zone esterne all’abitato del 2009 e nelle frazioni, oggi sono quartieri dormitori e in alcune mancano nelle vicinanze farmacie, supermercati o sportelli postali.